Architetture centenarie o moderne, anche minuscole, talvolta sperdute in mezzo alla campagna, con un solo binario, sottopassi, graffiti, viaggiatori, soprattutto pendolari, italiani e stranieri, studenti, operai, impiegati, mamme con bimbi, manager, attese, stanchezza, confusione, biciclette, zaini e valigie, capistazione e capitreno, personaggi e situazioni.
Tutto il mondo delle 29 stazioni di Monza e Brianza e della loro gente
Un racconto in 291 pagine e 261 fotografie.
Solo in versione e-book
RECENSIONI
Oltre alla fotografia un’altra mia “passione” è il jazz. Vi chiederete: “Cosa c’entra il jazz con la fotografia di Alessandro Rizzitano?” Semplice, la sua fotografia, e in questo suo libro è palpabile, è il “funk”, sì avete capito bene. La fotografia di Alessandro, in effetti, come il funky jazz è libera, a volte rude, a tratti ripetitiva come i “riff” ripetitivi e a ritmo incalzante, quindi essenziale e libera da frivolezze di ogni genere. Non cercate poesia in questo libro, non cercate racconti o storie, ma leggetelo attraverso le fotografie che vi parleranno e vi condurranno per mano in maniera secca e asciutta, quindi “funky”, con tutte le sfumature che il termina “funk” possa suggerire,
(Paolo Pizzimenti)
L’impressione in generale è di una tua descrizione distaccata di un ambiente specifico, quello del trasporto e dei pendolari, legato a doppio filo ad un ambiente e tema ben più ampi; quelli delle trasformazioni del Paese. Insomma, essere e divenire della nostra Italia. Lo intravediamo nella "ferrovia multietnica”, nel senso di abbandono e di squallore espresso dalle stazioncine abbandonate - e non solo - nell'angoscia che promana dalla foto del vigilante dietro la cancellata (una delle foto simbolo) , nei volti delle persone, tranne che nei giovani, di cui hai catturato l'energia ed il movimento. Se alcune foto esprimono anche spazio,( una, , brilla per spazio e luminosità) l'impressione generale è quella di un "movimento" faticoso ed incerto. Insomma , non è un bel vedere l'Italia dei pendolari da te descritta, così diversa da quella degli anni settanta ed ottanta delineatasi nei miei ricordi, disordinata, anche squallida, talvolta, ma fondamentalmente viva. Una delle ultime foto esprime appunto la malinconia di un arrivo - (la stazione indietro, sulla sinistra dell'immagine, i binari deserti, la luminosità che si esaurisce nei "prodromi" di un grigio crepuscolo) non certo definitivo, ma che prelude ad un proseguimento del viaggio. Ma in quale direzione ? L'uso del colore se talvolta conferisce un tocco sentimentale, in genere descrive con calcolato distacco il mondo del trasporto su rotaia, metafora della nostra Italia. (Antonio di Maria)