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REPORTAGE NON PROGRAMMATO - CHIESA COPTA EGIZIANA

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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In giro per Milano, sono circa le nove del mattino, passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto.
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

In giro per Milano, sono circa le nove del mattino,  passo per caso davanti alla Chiesa Copta Ortodossa Egiziana San Marco, in via Senato. Ho vissuto i primi dieci anni della mia vita al Cairo e ricordo bene che la comunità copta era piuttosto numerosa, e tutt?oggi è  la più grande minoranza religiosa del paese (circa il 15% della popolazione): sono cristiani indigeni d?Egitto. 
Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due.  Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili,  il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage  dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.
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Incuriosito e spinto, appunto, dai ricordi d?infanzia, entro. La chiesa è deserta, mi accoglie con un sorriso soltanto un prete copto, con abito e copricapo nero, che s?incammina subito verso l?altare. Mi siedo su una panca, circa a metà della navata. All?altare compaiono altri due preti copti, e due sacerdoti vestiti invece con gli abiti che siamo abituati a vedere (io no, in verità, non frequentando chiese perché non credente). Cominciano a parlare tra loro, entra qualche altra persona (tutte donne), cinque o sei in tutto, che vanno a salutare il prete che ho incontrato all?ingresso, baciandogli le mani. Inizia la messa, officiata a in quattro, i due preti copti e gli altri due. Ho già fatto qualche scatto, continuo. La gestualità rituale delle donne presenti è inconsueta, alternando la ?sajdah? (la ,posizione prona, con ginocchia e fronte sul pavimento, tipica della preghiera islamica) al segno della croce, e l?omelia viene recitata in arabo.
La luce è scarsissima, l?obiettivo a mia disposizione non è il massimo come luminosità (f/2.8), devo usare ISO altissimi (tra 8000 E 25600), non posso muovermi liberamente per non disturbare la cerimonia. Le foto non sono quindi tecnicamente impeccabili, qualcuno potrebbe dire addirittura improponibili, il rumore si avverte (ma molto meno di quanto si potrebbe pensare, brava la mia OLY!), ma cosa importa? L?occasione non si può perdere. Scatto una sessantina di foto (ne propongo qualcuna). Un piccolo reportage dovuto al caso e alla curiosità, su una realtà non molto conosciuta.

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